SINDROME DELLA SPALLA CONGELATA

Ho deciso di scrivere un articolo per parlare di questa sindrome, poiché avendola sperimentata da vicino voglio rassicurare chi è in preda allo sconforto, dando le giuste indicazioni e motivando chi si trova nella prima fase a correre subito ai ripari.

Iniziamo col chiarire cosa s’intende per spalla congelata o capsulite adesiva.

E’ un’affezione dolorosa della spalla che limita i movimenti dell’arto stesso, in poche parole si crea un restringimento della capsula articolare, provocando un dolore a dir poco lancinante fino a limitarne completamente i movimenti.

Se trascurata può provocare la perdita della funzionalità, per questo bisogna intervenire tempestivamente.

Tale infiammazione si verifica frequentemente in seguito all’immobilizzazione prolungata o dopo un trauma, ma può esordire anche senza alcuna motivazione apparente.

Colpisce più frequentemente le donne tra i 35 e i 50 anni, spesso in seguito a malattie metaboliche od autoimmuni (diabete, tiroide), climaterio e menopausa.

Personalmente ho riscontrato una predisposizione genetica, specie se si pratica un lavoro fisicamente molto pesante, come il mio o che richieda una certa ripetitività che porta in tensione spalla e braccio, con conseguente infiammazione della guaina.

In alcuni casi ho riscontrato, occupandomi anche di problemi psicosomatici che alcune donne somatizzano un blocco legato a depressione ed ansia, dati dal fatto che non ci senta spalleggiate da chi ci sta accanto.

Questa sindrome si manifesta in 3 fasi:

  1. Inizialmente i movimenti sono ridotti ed il dolore alla spalla si accentua anche con lievi movimenti, peggiorando nella fase notturna e limitandone il riposo.
  2. Dopo qualche mese si riducono l’articolarità della spalla ed il dolore.
  3. In ultimo abbiamo lo “scongelamento della spalla”: il dolore arriva quasi a scomparire e si recuperano alcuni movimenti articolari.

Chiaramente è opportuno farsi visitare da uno specialista che prescriverà una risonanza per constatarne la sindrome.

Il mio consiglio è di non arrivare, come ho fatto io… a doversi far bombardare di infiltrazioni, laser terapia ed ultrasuoni ma di iniziare una terapia preventiva di sblocco dell’articolazione da un bravo osteopata per finire col massoterapista che oltre alle manipolazioni massaggerà la zona contratta completando il lavoro del primo.